mercoledì 23 luglio 2014

Gramsci ha anticipato le Sentinelle in Piedi

Leggiamoci questo brano dei Quaderni del Carcere di Antonio Gramsci [Quaderno 8 (XXVIII), fogli 7-7bis]:
§ <14> Argomenti di cultura. I) Sul predicatore cattolico. La Controriforma elaborò un tipo di predicatore che si trova descritto nel De Predicatore Verbi Dei, Parigi 1585. Alcuni canoni: 1°) sia la predicazione intonata all’uditorio: diversa quindi per un pubblico di campagnoli ed uno di cittadini, per nobili e plebei, ecc.; 2°) il predicatore non deve indulgere all’eloquenza esteriore, non alla soverchia raffinatezza della forma; 3°) non si addentri in questioni troppo sottili e non faccia sfoggio di dottrina; 4°) non riferisca gli argomenti degli eretici dinanzi alla moltitudine inesperta, ecc. Il tipo di predicatore elaborato dalla Controriforma lo si può trovare modernamente nel giornalista cattolico, poiché in realtà i giornalisti sono una varietà culturale del predicatore e dell’oratore. Il punto 4° è specialemnte interessante e serve a capire perché il più delle volte le polemiche coi giornali cattolici siano sterili di risultati: essi non solo non riportano gli <<argomenti degli eretici>>, ma anche nel combatterli indirettamente li storcono e li sfigurano, perché non vogliono che i lettori inesperti riescano a ricostruirli dalla polemica stessa. Spesso addirittura l’<<eresia>> è lasciata senza obbiezione, perché si ritiene minor male lasciarla circolare in un dato ambiente piuttosto che, combattendola, farla conoscere agli ambienti non ancora infetti.

II) Apostati e loro sistemi sleali di polemica. I cattolici si lamentano spesso, e con ragione, che gli apostati dal cattolicesimo si servono degli argomenti degli eretici tacendone le confutazioni, ma presentandoli, agli inesperti, come novità originali non confutate. Nei seminari questi argomenti sono appunto esposti, analizzati, confutati nei corsi di apologetica: il prete spretato, con insigne slealtà intellettuale, ripresenta al pubblico quegli argomenti come suoi originali, come inconfutati e inconfutabili, ecc.
Gramsci scriveva prima del Web – al giorno d’oggi un polemista che non faccia un link alle proposizioni che si propone di confutare sarebbe considerato sospetto.

Eppure un intellettuale di riferimento delle Sentinelle in Piedi (Gilberto Gobbi, per non far nomi) si comporta così: cita autori ormai dimenticati (come Moyney) e passa sotto silenzio autori attualissimi (come la Butler), rendendo impossibile ricostruire le idee che combatte; parla di “ideologia del gender” oppure di “ideologia gay” senza indicare con precisione le fonti da cui trae le proposizioni con cui polemizza – e quando uno invece nel confutare cita ed evidenzia le sue proposizioni discutibili, con link che consentano al lettore di leggerle nel loro contesto e valutare se la polemica è stata condotta in modo onesto, proclama che le sue parole sono state distorte, anzi, accartocciate.

Forse è meglio ricuperare il senso della misura, per non fare la figura del paiolo che dice alla pentola che ha il fondo nero (citazione dal Divano Occidentale-Orientale di JW Goethe, che a sua volta citava il poeta persiano Hafiz, icona gay).

Oppure, non fare la figura dei due protagonisti di una barzelletta ebraica citata da Gramsci, sempre nei Quaderni (mi sono permesso di ritoccarla): 
Isacco chiede a Beniamino: "Dove vai?"; Beniamino risponde: "A Cracovia". "Bugiardo!", ribatte Isacco: "Tu mi dici che vai a Cracovia perché io creda che tu vada a L'viv; ma io so che tu vai davvero a Cracovia. Ed allora, perché non dici sinceramente che vai a Cracovia?"
Direi che all'intellettuale in questione non interessa polemizzare con i suoi pari (altrimenti agirebbe in modo diverso), ma spaventare le persone semplici, e chiudere preventivamente loro le orecchie - come il predicatore controriformista citato da Gramsci.

Per quanto riguarda gli apostati citati, è un vero peccato che Gramsci generalizzi e non prenda in considerazione il caso di chi ha apostatato o lasciato il sacerdozio proprio perché disgustato da questo modo di argomentare. Gramsci sembra pensare che questo modo sbagliato (anzi, disonesto) di polemizzare sia impossibile da abbandonare una volta acquisito.

Raffaele Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale